Avvocato e contadino
Siamo agli inizi del Novecento e Raffaele Ricci Curbastro, brillantemente laureato in Giurisprudenza a Bologna nel 1883, continua l’attività dei suoi avi, conducendo le terre che la famiglia possiede da generazioni in Romagna.
Sposato con la contessa Giovanna Manzoni (1887) e padre di cinque figli – tra cui Gian Gualberto, che morirà eroicamente sul monte Podgora, e Riccardo, il cui matrimonio con Evelina Lantieri de’ Paratico sposterà l’asse famigliare in Franciacorta – è all’attività di coltivazione e allevamento che dedica la sua passione e le sue energie. Un lavoro sul campo, nel cuore delle cose, che lo rende diverso da molti altri proprietari di fondi a mezzadria: più attento alla vita dei coloni, più appassionato al rapporto umano con essi, più consapevole di quanto sia pesante il lavoro agricolo.

Crescere per innovare
Sono questa consapevolezza e questa passione che lo rendono acuto nel cogliere tutte le possibilità di rendere il lavoro meno gravoso e più efficace. Ancora prima della laurea, nel 1882, realizza un mulino per trasformare le granaglie affiancandovi un panificio; dieci anni più tardi mette invece in piedi una piccola fabbrica di concimi chimici, perfosfati d’ossa e minerali, scommettendo su un’innovazione che proprio in quegli anni sta emergendo a fianco del tradizionale letame animale.
Un’epoca di conflitto
Ma gli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo sono anche quelli in cui la società è penetrata dall’utopia socialista.
Se nel mondo delle fabbriche e delle officine di città le masse operaie si costituiscono in sindacati e muovono le proprie rivendicazioni fin dagli anni Settanta dell’Ottocento, e se persino i braccianti avventizi tentano di coordinarsi in Camere del Lavoro almeno fin dagli anni Novanta, è decisamente più tarda la penetrazione delle idee socialiste – e delle conseguenti azioni rivendicative – nel mondo dei mezzadri. Soltanto nel 1901 nasce la Federterra, che dopo alcuni anni non facili, riprende slancio nel 1906, anno in cui si costituisce anche la Confederazione generale del lavoro (CGdL).
E proprio in questo tempo, anche tra i mezzadri romagnoli cominciano a diffondersi i venti di protesta.

Una distruzione chiamata sfiducia
Ma che succede nelle terre di Romagna, negli appezzamenti della famiglia Ricci Curbastro? C’è una lettera di cui disponiamo, e dalla quale cerchiamo di ricostruire gli avvenimenti e il clima, che l’avvocato Raffaele indirizza «agli amici, ai proprietari, ai coloni di Villa S. Lorenzo e Ca’ di Lugo». È datata 19 gennaio 1907 e nasce da una riflessione fatta su un breve soggiorno nelle sue terre, da cui scrive di essersi «allontanato con un triste presentimento nell’animo».
Qual è il problema, quale il “presentimento”? Quello relativo alle «dannose conseguenze finanziarie e morali che non tarderemo a provare per l’agitazione sorta tra i coloni, che richiedono nuovi patti di mezzadria». Una tipica argomentazione da padrone, si potrebbe pensare. Eppure, tra le righe e nelle righe, c’è di più, c’è altro: il dispiacere per una fiducia reciproca interrotta, per un mondo di cooperazione che viene a poco a poco soppiantato da un mondo di conflitto:
Maggiormente poi ne provo dispiacere perché, a parer mio, tutta la causa di questa lotta ora sta nell’ingiustificato riserbo dei coloni a non voler manifestare con tutta franchezza ai loro proprietari quello che desiderano
Una tradizione che non nega la storia
Eppure, nonostante il dispiacere e il disorientamento, Raffaele non nega le ragioni delle istanze mosse dai coloni. Eccolo allora proporre un tavolo di concertazione che punti a conciliare le opposizioni prima che la sfiducia reciproca intacchi definitivamente il tessuto sociale:
Pure non giudicandomi persona da consigli, ma spinto unicamente dall’obbligo che tutti abbiamo di cercare la concordia e la pace della nostra società, mi permetto di fare pubblicamente appello ai miei amici, proprietari e coloni perché tutti indistintamente cooperiamo ad opera di conciliazione e pacificazione anzi che il male divenga incurabile

Una concertazione fondata sul reciproco riconoscimento delle parti, delle esigenze e di ciò che le unisce:
Frattanto siate voi i primi o Signori proprietari a dare il buon esempio chiamando i vostri coloni e con quella famigliarità che deve passare fra persone legate da un reciproco interesse stabilite condizioni e patti che siano basati sulla giustizia e sulle cambiate condizioni sociali ed agricole
Un patto tra uomini, tra gentiluomini; perché «nessuno meglio dello stesso colono conosce il proprio campo e nessuno meglio del proprietario sa quante tasse e spese occorrono alla conduzione del medesimo». Il tentativo, di fronte alla modernità che irrompe senza chiedere permesso, di preservare il meglio di ciò che è stato, di salvare e riportare «nella Villa quella concordia che è sempre stata di buon esempio agli altri».
Schede correlate

Tesi di laurea
Tesi di laurea manoscritta in Giurisprudenza sostenuta da Raffaele Ricci Curbastro nel 1883

Lettera di presentazione dei perfosfati
Lettera circolare di Raffaele Ricci Curbastro agli agricoltori della zona per presentare i perfosfati prodotti dalla sua azienda

Lettera ai proprietari e ai coloni
Lettera aperta indirizzata ai proprietari terrieri e ai coloni per tentare di ricomporre il conflitto sorto tra le parti